Esiste un futuro per i giovani italiani?

mercoledì 30 novembre 2011

Intervista al Direttore dell’Area Digital del Gruppo 24 Ore


Stefano Quintarelli, 46 anni, imprenditore prestato al management

Pensa ogni tanto a cosa vuol dire essere italiano e/o appartenere ad un Paese come l’Italia?
Certamente.

Ci sono aspetti del nostro Paese che La rendono orgoglioso di appartenervi?
Sì, la qualità della vita, la fantasia, il gusto, l’inventiva.

Quali aspetti dell’Italia La deludono o La fanno arrabbiare?
Che i nostri rappresentanti non sono rappresentativi e danno un’immagine peggiore del Paese reale.

Ha qualche pronostico in mente sul futuro dell’Italia?
È scritto. Il profilo demografico del Paese indica invecchiamento. Occorrerà aprire l’immigrazione, passare da Jus sanguinis a Jus solis. La crisi economica aumenterà per poco meno di una generazione, poi ci sarà un riequilibrio ed un rilancio.

Ha qualche consiglio da dare al nostro Paese e/o alle persone che lo compongono?
Lavorare di più, più efficientemente, e guardare meno al passato.

martedì 22 novembre 2011

L'insoddisfazione non basta

Ti serve uno specchio.
Uno specchio qualsiasi, non importa se vecchio o moderno, grande o piccolo, piuttosto che quadrato o di forma ovale. Dopo averlo scelto, posizionati di fronte ad esso. Prendi tutto il tempo che vuoi per osservarti. Uno dei tanti pensieri che ti potranno attraversare...
...sarà che il tuo aspetto fisico presenta molti più difetti di quanto necessario: tanto per iniziare, le labbra sono troppo strette o troppo carnose. Bocciati anche naso e capelli, l'attaccatura del collo e la prominenza degli zigomi. Non parliamo poi del taglio degli occhi: decisamente inadatto.
Come poi non lamentarsi del mento, maledendo i nostri conoscenti a cui Madre Natura ha risparmiato questi e altri sgraziati lineamenti?
Gli esempi potrebbero proseguire, dato che trovare dei difetti su di sè è inevitabile. E, talvolta, sconfortante.

 
Allo stesso modo, desta impressione sfogliare un libro scritto in un'altra epoca e in un 'altra nazione - più precisamente Sulla tolleranza del francese Voltaire[1] – e soffermarsi su un paragrafo, peraltro non fondamentale nell'economia delle argomentazioni che l'autore utilizza nel suo pamphlet. Nel capitolo X, riferendosi alle differenze in merito di trattamento degli esponenti di minoranze religiose, che sussistono nelle nazioni diverse dalla sua Francia, l’Autore scrive:
  

"Ma saremo dunque sempre gli ultimi ad abbracciare le sane opinioni degli altri popoli? Essi si sono corretti: quando ci correggeremo noi? […] soltanto da pochissimo osserviamo i veri princìpi dell’agricoltura; quando mai cominceremo a praticare i veri princìpi dell'umanità?"[2]
 
Il messaggio subliminale che viene veicolato al lettore è che la Francia sia una grotta oscura popolata da cavernicoli retrogradi, tutto il contrario delle altre, civilissime nazioni d'Europa. A confronto delle quali la Francia appare una nazione decisamente poco raccomandabile. Sembrano parole dense disfattismo e rinuncia, degne di un recente singolo di Caparezza.

Errore.

Il disgusto morale sorto in seguito ad aver assistito a troppi crimini – la scintilla che accese in Voltaire tale foga di denuncia fu la condanna a morte di un cristiano protestante, colpevole di eresia, dietro l’inconsistente accusa di un delitto che non poteva aver commesso – non era così potente da accecare la volontà di porre rimedio alla situazione. Stigmatizzare il delirio oscurantista, confutarlo al fine di lasciare ai posteri un Paese liberato dall’ingiustizia, è il filo conduttore del libello in questione.
Precise sono le accuse, e precise sono le soluzioni proposte. La denuncia è circostanziata e accompagnata da realistiche proposte di cambiamento. Invece di limitarsi a cadere nel più totale sconforto, o di limitarsi a schiumare paragrafi di rabbia o di lamentosa insoddisfazione, l’Autore ha cercato di analizzare problemi e proporre soluzioni.
 
Di fronte alla innegabile crisi che sta attraversando l’Italia, solo un costruttivo atteggiamento di denuncia può condurre a una reale soluzione degli attuali problemi. Non possiamo più permetterci una retorica frignona e basata su di una vago Qualunquis… ops!, Indignazione.

Silvio

[1] Voltaire, Sulla tolleranza, BUR, p. 121.
[2] Idem, p. 51.

mercoledì 16 novembre 2011

Il pensiero dello studente: il valore della ricerca


Andrea, 24 anni, studente di Astrofisica

Pensa ogni tanto a cosa vuol dire essere italiano e/o appartenere ad un Paese come l’Italia?
Assolutamente.

Che cosa ritiene identifichi l’essere italiano, l’appartenere ad un Paese come l’Italia?
Lo stile italiano, nel senso positivo del termine, che si caratterizza per un buon equilibrio tra bellezza e semplicità e si esplicita nel modo in cui si mangia, in cui ci si veste, nelle automobili, che sono piccole opere d’arte. Questo stile e il suo manifestarsi è veicolato dalla passione che mettiamo in ogni cosa che facciamo, la quale ci permette di raggiungere livelli di eccellenza altrimenti improbabili. Un esempio è quello della Ferrari, che è una briciola nel mondo rispetto ad altri sistemi, eppure riesce ad essere un’azienda di grandissimo valore proprio per la passione dimostrata da chi vi lavora.

Quali aspetti dell’Italia La deludono o La fanno arrabbiare?
La politica mi delude continuamente. Quello che mi delude non è però solo la mancanza di valori dimostrata dai politici, ma soprattutto di dignità, che si è trasformata in una perdita di credibilità dell’immagine di chi ci dovrebbe rappresentare anche all’estero. Inoltre la politica è diventata troppo autoreferenziale. Anche la televisione italiana mi delude, perché segue di pari passo come sta andando la politica. In sostanza, però, ciò che mi delude maggiormente è l’assenza di una qualunque alternativa politica, dovuta al fatto che ognuno pensa solo ai propri interessi, cosa che, evidentemente, impedisce che si possano generare pensieri nuovi e differenti.

Ci sono aspetti del nostro Paese che La rendono orgoglioso di appartenervi?
Lo sport mi rende orgoglioso, perché nonostante il nostro Paese sia piccolo e relativamente concentrato solo sul calcio, ci sono comunque molte persone che in sport meno conosciuti e poco retribuiti mettono molta passione e offrono così successi anche inaspettati. Mi rendono orgoglioso anche quelle menti italiane che, nonostante la cultura non progressista del nostro Paese, hanno realizzato evoluzioni dal punto di vista sia scientifico che culturale. Tutti questi personaggi consentono di identificarsi come Nazione: infatti scienziati come Enrico Fermi, sportivi come Federica Pellegrini o registi come Roberto Benigni offrono un certo tipo di orgoglio nazionale a prescindere da ciò che sta succedendo oggi.     

In che modo viene considerato quello che fa nel nostro Paese?
Io studio Astrofisica per passione e riconosco che fare scienza in Italia sia oggi molto difficile perché non c’è uno sguardo verso il futuro, come sottolinea l’assenza di investimenti, e quindi ci sono poche possibilità e poche scelte per chi vuole studiare e ricercare. Questo vale perlomeno per chi non appartiene a quei rari casi di studiosi che finiscono per lavorare per il Cern o a Trieste (il Dipartimento di Astronomia dell’Università di Trieste è stato fondato nel 1984 da Margherita Hack, nda), che rappresentano le uniche due isole felici per la ricerca italiana e in cui si viene pagati per quello che si studia. Proprio per queste difficoltà in Italia il progresso in campo astrofisico può essere portato avanti solo da chi possiede una grande passione e spirito di iniziativa. Il problema però è che questi sforzi vengono poi nella maggior parte dei casi premiati in altri Paesi, come la Germania o l’Olanda, in cui le ricerche in campo astrofisico (ma non solo, nda) sono incentivate.

Ha qualche pronostico in mente sul futuro dell’Italia?
Se le cose continuano così secondo me finiamo nella merda, però questo è un parere personale e non di un esperto. Dunque spero che ci sia un inversione di tendenza in proposito, o quantomeno impegnarsi maggiormente nel tentativo di far uscire il Paese da questo periodo di recessione non solo finanziaria ma anche culturale. L’unico punto fermo è che di certo potremmo fare molto meglio, perché in passato lo abbiamo fatto.

Ha qualche consiglio da dare al nostro Paese e/o alle persone che lo compongono?
Sicuramente di stare più uniti, ma anche di cercare una strada comune non dovuta a chi ci rappresenta, ma che nasca dalla gente, ovvero da chi poi è in realtà il Paese.

martedì 8 novembre 2011

Leonard Freed, "Io amo l'Italia"

Leonard Freed, Roma 1958
© Leonard Freed -
Magnum (Brigitte Freed)
Leonard Freed, Firenze 1958
© Leonard Freed -
Magnum (Brigitte Freed)
Leonard Freed, Napoli, 1956
© Leonard Freed -
Magnum (Brigitte Freed)
“Io amo l’Italia” è una dichiarazione di intenti, una testimonianza sotto forma di mostra della “lunga storia d’amore” che il fotografo americano Leonard Freed (New York, 1929 – 2006) ha intessuto per circa cinquant’anni con il nostro Paese. Sono 100 gli scatti, tra modern e vintage print, che raccontano questo amore per un popolo spontaneo, per la gente comune e il suo calore umano, descritti con pathos dalla grande sensibilità che trapela dalle foto dell’artista.
Scrive infatti Camillo Fornasiei, Presidente della Fondazione Stelline: “Il grande maestro e personaggio che segna la storia della fotografia, associato alla Magnum dagli anni '50, con Io amo l'Italia, ci regala l'immagine di noi stessi, dell'Italia e degli italiani, portando al nostro occhio un'indimenticabile ritratto di un’unità nelle singolarità. Quella delle società, delle comunità, delle città, da Napoli, Roma, Venezia, Milano, dei singoli”.
Proprio per questo l'esposizione rientra nel calendario ufficiale nazionale delle iniziative per le celebrazioni del 150° Anniversario dell'Unità d'Italia che hanno ottenuto la concessione del logo, in quanto costituisce un variegato ed esauriente ritratto della società italiana dalla metà del Novecento a questo secolo.

Mostra che si tiene alla Fondazione Stelline (Corso Magenta 61, Gallery I) dal 20 ottobre 2011 all'8 gennaio 2011. 

Leonard Freed
Pagina dedicata a Leonard Freed dalla Magnum Photos: nulla meglio dei suoi scatti può descrivere un fotografo.

martedì 1 novembre 2011

Le parole del lavoratore: il medico


Marco, 55 anni, Medico

Pensa ogni tanto a cosa vuol dire essere italiano e/o appartenere ad un Paese come l’Italia?
E’, questo, un anno particolare vista la ricorrenza del 150mo dell’unità d’Italia. Inevitabilmente tornano alla mente gli insegnamenti risorgimentali della scuola ma, anche, lo scarso pathos del periodo liceale dove Garibaldi era diventata una statua nell’omonimo corso. Canto l’Inno d’Italia nelle occasioni che lo permettono perciò condivido innanzitutto il significato di unità di questo Paese. La storia la cultura la scienza di questo Paese.

Ci sono aspetti del nostro Paese che La rendono orgoglioso di appartenervi?
La Storia di questo Paese, seppure con momenti travagliati, ha fortemente inciso sulla cultura di tutto il Mondo. Tutt’ora vi sono espressioni di valore riconosciute a livello planetario. Il gusto di vivere e di vivere con gusto ci appartiene e lo esportiamo nel mondo con la moda, il cibo, le auto.

Quali aspetti dell’Italia La deludono o La fanno arrabbiare?
Naturalmente in questo periodo è sotto gli occhi di tutti il degrado della politica. Con il periodo di “mani pulite” nel 1992 sembrava potesse nascere una nuova prospettiva per il nostro Paese. In realtà la stessa classe politica di “allora” si è semplicemente riciclata negli schieramenti a destra o a sinistra con risultati veramente sconfortanti. Inoltre troppi nostri giovani sono costretti a recarsi all’estero per avere un futuro di studio o di lavoro.

In che modo viene considerato quello che fa nel nostro Paese?
Credo che ancora il ruolo del medico abbia un significato positivo. Anche se negli anni questa figura ha subito l’assalto (e l’assillo) dei budget aziendali o dei limiti di spesa. Il medico ha dovuto, in definitiva, diventare anche un po’ ragioniere e questo non ha giovato innanzitutto, al paziente. Però credo che ancora esista molto del “far” del medico e venga riconosciuto, almeno dai cittadini, l’impegno se realmente dimostrato.

Ha qualche pronostico in mente sul futuro dell’Italia?
Non so fare pronostici. Non posso che pensare in positivo. Con fatica ma positivo.

Ha qualche consiglio da dare al nostro Paese e/o alle persone che lo compongono?
Lavorare. Inteso come produrre idee. Avere obiettivi. Lavorare per raggiungerli. Senza però calpestare gli altri.