Il futuro, e la speranza di un futuro
migliore, sono categorie da eliminare; chi lavora per lo scavo interiore,
l'approfondimento culturale, la ricerca snervante, non lo fa con la speranza di
cambiare le cose. Lo fa forse per un richiamo primordiale ed inestinguibile,
rivolto soprattutto a se stesso, con l'incrollabile convinzione non solo che le
cose non cambieranno, ma che probabilmente peggioreranno.
Essere efficientissimi, documentatissimi,
attentissimi, appassionatissimi, precisissimi, sapendo che non servirà a nulla:
questa è l'unica posizione che può assumere un supposto vir probus. E poi cosa
dovrebbe cambiare? C'è molta differenza, ad esempio, tra lavorare all'estero e
lavorare in Italia? Certo, l'Italia ha le sue città inarrivabili, i centri
storici ed i caffè sorridenti, ma l'efficienza narcotica dei paesi nordici ed
anglosassoni riesce quasi a farli dimenticare (non ci riesce, ma pazienza...
Attenderemo finalmente una crisi, meridionale, di vuoti mezzogiorni assolati
ripieni di nulla, finalmente nuovi pomeriggi preadolescenziali dove perdersi
nella serietà impossibile di giochi senza fine). Forse deve cambiare la classe
politica? Ma il Potere non cambia mai (vedere ad es. la moderna tragedia senza
tempo in Un uomo di Oriana Fallaci); anzi semmai diventa sempre più crudele,
malvagio, irrazionale ed (auto)distruttivo, solo che si nasconde molto meglio.
Questa è la democrazia di oggi, ormai lo sanno anche i sassi; ma non solo in
Italia, anche in tutti gli altri Paesi.
E poi chi ricerca vuole sempre l'estremo,
e si porta dentro già ab origine la sua malattia, malattia di bellezze
pericolose e discorsi, i suoi labirinti e le sue mostruosità; lo stupore nel conoscere
il proprio lupo interiore addestra ad essere incredibilmente freddi,
consapevoli e lucidi nel trovare ed analizzare le bestie acquattate
nell'intrico del mondo; quasi a comprendere la loro malvagità assassina. Chi
ricerca e lavora per l'approfondimento, la concentrazione, la conoscenza, sa
che la propria forza - come le proprie pericolose traiettorie mentali e
sensoriali - rimarrà intatta in qualsiasi situazione, con qualsiasi governo, e
che la sua strada, o meglio le sue strade, continueranno a riproporglisi
all'infinito, sempre più dense e luminose di cose, sempre più buie di anfratti
e sorprese terribili; e che egli continuerà a percorrerle senza guardare in
faccia nessuno, caschi il mondo.
Col tempo, si fa anche chiaro che non è
più una questione di presunzione, autocompiacimento o complesso di superiorità,
ma solo di esigenze personali, di essersi imbarcati verso rotte diverse a
seconda delle disposizioni naturali, della spirale genetica, degli odori e dei
suoni che si respiravano nelle proprie case d'infanzia, delle esperienze
mancate o fatte; neppure una questione di pessimismo, ma solo di visione
critica, compenetrata, che nulla concede alle falsità comode. E l'unica
speranza che ci si può concedere è di giungere così all'abbandono...
Riccardo Cavalli
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